Le fratture vertebrali da fragilità ossea avvengono frequentemente in persone in età avanzata e sono spesso la conseguenza di una malattia demineralizzante “l’osteoporosi” (l’incidenza di tali fratture oltre i 75 anni di età è del 21% nel sesso maschile e 35% nel sesso femminile).
Il trattamento più frequente è quello conservativo, che consiste nel riposo a letto, utilizzo di un busto ortopedico, di farmaci antidolorifici e farmaci antidemineralizzazione ossea. Nei pazienti in cui tale trattamento non risulta efficace nel ridurre il dolore trova indicazione l’intervento di cifoplastica che consiste nell’introdurre del cemento osseo radiopaco (polimetilmetacrilato) in una cavità creata nel corpo vertebrale da un palloncino introdotto per via percutanea, permettendo di ridurre il dolore e ripristinare almeno in parte l’altezza del corpo vertebrale.
L’intervento viene usualmente effettuato in anestesia generale e in anestesia locale associata a blanda sedazione; tutta la procedura percutanea è effettuta sotto controllo ampliscopico (radiografico), entrando nel corpo vertebrale attraverso uno o ambedue i peduncoli vertebrali.
L’effetto principale è sul dolore che scompare o si riduce sensibilmente in oltre l’85% dei casi e permette inoltre di ottenere un parziale ripristino dell’altezza vertebrale nel 90% dei casi ed una parziale correzione della deformità vertebrale (cifosi).
L’indicazione principale di questa procedura sono le fratture vertebrali da schiacciamento da osteoporosi recenti (fino a tre mesi).
Controindicazioni a questo intervento sono gravi malattie della coagulazione, collasso vertebrale completo, fratture instabili, complicanze neurologiche.
Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia
Spec. Medicina dello Sport
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