Cappuccetto Rosso è una favola che viene raccontata dalla notte dei tempi, Charles Perrault la mise per iscritto alla fine del ‘600 e, un secolo dopo, due bambini ne rimasero così suggestionati che dedicarono la loro vita a raccogliere tutte le versioni esistenti per farne una definitiva. Erano i fratelli Grimm e quella che raccontiamo ai bambini, con il lieto fine e la morale, è la versione riscritta da loro.
Sulla favola è stato detto di tutto, ma dobbiamo all’insegnante francese Lucile Novat una nuova inquietante rilettura; il saggio De grandes dents.
Enquête sur un petit malentendu (Sui grandi denti. Indagine su un piccolo malinteso) prova a rispondere ad alcune domande: perché Cappuccetto Rosso, pur sapendo che non deve parlare con nessuno, rivela al lupo dove abita la nonna? L’animale che la avvicina nel bosco rappresenta un predatore/seduttore, questo è chiaro, ma non sarà mica che Cappuccetto Rosso già lo conosceva e si fidava di lui?
Il lupo corre a casa della nonna, la divora, si traveste da lei e si infila nel letto in attesa che arrivi la nipotina. Poteva benissimo aggredire la piccola nel bosco, perché fa questa messa in scena? Sembra quasi che lo ecciti… Cappuccetto Rosso non lo riconosce, lo scambia per la nonna, possibile che una semplice cuffietta in testa lo abbia camuffato così bene?
È una favola, si dirà, però questo dettaglio potrebbe nascondere un indizio: Cappuccetto Rosso non pensa neanche per un istante che quello che sta nel letto sia un estraneo, nota invece dei dettagli familiari e, allo stesso tempo, inquietanti: le mani, i denti, la bocca e gli occhi gli sembrano più grandi del solito, qualcosa è cambiato nella persona che conosce e qualcosa, forse, è cambiato anche in lei. Quel cappuccio rosso sta a significare che non è più una bambina, che ha avuto le prime mestruazioni? Se così fosse, si comprende la preoccupazione della mamma, che la metta in guardia dagli adulti che ora potrebbero guardarla con occhi diversi.
Secondo Lucile Novat, Perrault ci sta dicendo che Cappuccetto ha avvertito i segni dell’eccitazione, ma non sa riconoscerli, perciò si getta fiduciosa tra le braccia del suo papà, il quale, nella versione originale, la invita a togliersi i vestiti prima di infilarsi sotto le lenzuola con lui. Questo era il finale.
I fratelli Grimm, due tedeschi ligi all’ordine e alla morale, hanno aggiunto l’arrivo del cacciatore (o taglialegna) che libera dalla pancia del lupo la nonna e la nipotina e mette al loro posto dei sassi. Quando il lupo si risveglia, fa pochi passi per digerire e muore. C’è una sorta di timore reverenziale verso questo lupo che dorme satollo come fosse un re, un’inspiegabile accortezza a fare sì che non si svegli, sarà forse perché è il padrone di casa e può disporre come vuole dei suoi figli?
Nella versione dei fratelli Grimm, la morale è che bisogna diffidare degli sconosciuti, ma bisogna anche aver fiducia nella società, perché c’è sempre qualcuno che ristabilisce l’ordine, sia dentro casa che fuori; ma nei secoli più lontani la favola raccontava forse un tabù, metteva sull’avviso che a volte il lupo si nasconde in famiglia.
Francesco Patrizi