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AL JAZEERA: LA VOCE LIBERA DEL MONDO ARABO

Roberto Rapaccini

Quando nel 1996 lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar, fondò Al Jazeera, l’obiettivo era chiaro: trasformare il piccolo Stato del Golfo in un punto di riferimento per l’informazione nel mondo arabo.

L’esempio della CNN, che durante la Guerra del Golfo del 1991 assicurò una copertura mediatica in tempo reale e in maniera indipendente, rese evidente la necessità di creare un canale arabo capace di influenzare un obiettivo dibattito regionale e globale. Prima di Al Jazeera i media arabi erano strettamente controllati dai regimi locali, con notizie filtrate secondo gli interessi politici di ciascun governo.

L’emittente qatariota si propose invece come una voce libera e trasparente, rompendo con la tradizione della propaganda di Stato. Una coincidenza favorevole ne facilitò il decollo: nel 1996, la chiusura del servizio in lingua araba della BBC, dovuta a disaccordi con il governo saudita, portò molti dei suoi giornalisti a trasferirsi ad Al Jazeera, importando una cultura giornalistica più libera e professionale.  

Con il lancio della versione in inglese nel 2006 e con la strutturazione di una piattaforma online capace di raggiungere milioni di utenti in tutto il mondo, Al Jazeera da emittente esclusivamente in arabo si è evoluta in un network mediatico globale.

Tuttavia, un progetto così ambizioso non poteva non incontrare ostacoli. Il piano originale prevedeva che l’emittente si sostenesse autonomamente tramite la pubblicità, ma l’influenza saudita nel settore pubblicitario regionale rese questo modello insostenibile. L’emittente ha così continuato a ricevere finanziamenti diretti dal governo del Qatar, alimentando sospetti di ingerenza politica e di parzialità nei contenuti trasmessi.

Come già anticipato, nel contesto mediatico arabo, storicamente segnato da censura e controllo statale, Al Jazeera ha introdotto un modello rivoluzionario. Ispirandosi agli standard occidentali, ha adottato un approccio basato sul bilanciamento delle fonti, su un’organizzazione editoriale moderna e su tecnologie all’avanguardia. Ha dato spazio a temi scomodi e a voci spesso ignorate dai media tradizionali della regione, attirando però critiche e controversie. Ad esempio, la decisione di includere opinioni israeliane nei dibattiti ha suscitato reazioni accese nel mondo arabo, con accuse di filo occidentalismo. Per contrastare la crescente influenza della rete qatariota, l’Arabia Saudita ha finanziato la nascita di un’emittente concorrente, Al Arabiya, che, pur adottando un format simile, non è mai riuscita a raggiungere la stessa autorevolezza e popolarità.

Dopo l’11 settembre 2001 le critiche si sono intensificate: Al Jazeera è stata accusata di offrire ‘voce’ ai messaggi di Osama Bin Laden e di altri gruppi terroristici, suscitando ostilità nei governi occidentali. L’emittente ha sempre difeso la propria linea editoriale, sostenendo di operare nel rispetto della libertà di stampa e di pubblicare informazioni di interesse pubblico senza censure.

Un altro momento critico si è verificato nel 2017 con la crisi diplomatica del Golfo, che ha spinto Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto ad interrompere i rapporti con il Qatar, accusandolo di sostenere gruppi estremisti. Tra le condizioni poste per la normalizzazione dei rapporti figurava la chiusura di Al Jazeera, ritenuta troppo vicina alla politica di Doha.

Il Qatar ha risposto con un netto rifiuto, ribadendo l’indipendenza dell’emittente e difendendone il ruolo di media libero. Pur essendo un Paese a maggioranza sunnita, il Qatar ha sempre mantenuto una politica estera autonoma, spesso in contrasto con la linea seguita dalle altre nazioni della regione. In particolare, la vicinanza ai Fratelli Musulmani e i rapporti diplomatici con l’Iran sciita hanno alimentato forti tensioni. La linea editoriale di Al Jazeera riflette questa impostazione.

Conseguentemente la rete è stata bandita in diversi Paesi e i suoi giornalisti arrestati con l’accusa di fomentare disordini. Oggi, Al Jazeera rimane una delle principali fonti di informazione a livello globale. Il network si è ampliato con canali tematici dedicati all’approfondimento, alle inchieste e ai dibattiti. L’emittente ha saputo adattarsi all’era digitale, investendo in piattaforme online, social media e nuovi formati di storytelling multimediale.

I suoi reportage e documentari hanno ricevuto riconoscimenti internazionali, rafforzandone il ruolo nel giornalismo investigativo globale. Al Jazeera ha trasformato il modo in cui il mondo arabo comunica con sé stesso e con l’esterno. Ha dato voce a prospettive spesso marginalizzate, offrendo un’alternativa alle narrazioni dominanti nei media occidentali. In un panorama mediatico in continua evoluzione, il suo impatto rimane innegabile: un ponte tra Oriente e Occidente, tra libertà di stampa e dinamiche geopolitiche, tra il mondo arabo e la comunità globale.

Seguire Al Jazeera permette anche di cogliere quanto i media occidentali tendano spesso a un approccio etnocentrico. Mentre le principali testate europee e americane privilegiano prospettive legate agli interessi dell’Occidente, sull’emittente qatariota trovano spazio informazioni cruciali sull’Africa subsahariana e sul mondo arabo, spesso trascurate altrove. Questo non solo amplia la comprensione degli eventi globali, ma offre anche un punto di vista giornalistico alternativo, in grado di evidenziare la complessità della geopolitica contemporanea e di superare narrazioni parziali e omologate.

Roberto Rapaccini

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