Dalla Tettonica delle Placche alle nostre terre appenniniche
Fra i fenomeni naturali che distinguono il nostro pianeta, la Tettonica delle Placche è uno dei più importanti. Di fatto, costituisce il motore di quanto avviene sia sulla superficie della crosta terrestre, che appena al disopra di questa, cioè nell’atmosfera, che al disotto a una certa profondità, ovvero nella parte superiore del mantello terrestre. Qui il mantello è caratterizzato da un sottile guscio di materiale fluido, parzialmente fuso ad alta temperatura, e ricco di acqua che lo rende più soffice rispetto alle rocce circostanti. La sua presenza permette al guscio che vi poggia sopra, suddiviso in un certo numero di placche di diverse dimensioni, di muoversi.
I movimenti reciproci fra le placche avvengono con velocità diverse e ciò comporta che in alcuni casi esse si scontrino mentre in altri si allontanino. La collisione fra due placche provoca il sollevamento delle catene montuose mentre l’allontanamento può condurre alla nascita di un nuovo oceano. La Tettonica delle Placche è un fenomeno globale dalla natura quasi inafferrabile, gigantesco e difficile da comprendere. Per questo ci sembra così distante! Eppure le cose stanno diversamente tanto che anche a noi, genti umbre, la Tettonica delle Placche ci riguarda da vicino più di quanto siamo abituati ad immaginare. Anzi, in qualche modo dobbiamo ritenerci figli della Tettonica delle Placche.
Vivendo nelle vallate della catena montuosa appenninica, sostanzialmente la nostra vita è scandita, come lo è stata per le antiche popolazioni che ci hanno preceduto su questo territorio, dagli innumerevoli eventi connessi con l’evoluzione dei rilievi montuosi.
Gli Appennini sono, in ordine di tempo, la seconda catena montuosa che caratterizza la penisola italiana costituendo, di fatto, la colonna vertebrale di tutto lo stivale. La storia geologica di questa dorsale è stata finora assai complessa e travagliata e, iniziata a partire da almeno 18 milioni di anni fa, è in pieno svolgimento ancora oggi. In effetti, le sequenze sismiche, che si susseguono nel tempo anche nelle nostre aree del centro Italia, costituiscono un efficacissimo promemoria dell’esistenza di questo fenomeno.
Tutti noi siamo molto poco abituati a ragionare su tali argomenti ma, a pensarci bene, il sollevamento di una catena montuosa è, senza dubbio, il fenomeno più impressionante e sconvolgente fra quelli esistenti in natura. Certamente un fenomeno in grado di restituire la giusta dimensione all’avventura umana su un pianeta dinamicamente attivo.
Ma torniamo a noi. Sul teatro della scena di “casa nostra” si affacciano tre grandi attori principali: la placca eurasiatica, la placca tirrenica e la placca adriatica; quest’ultima costituisce una sorta di grande promontorio africano allungato verso Nord. Sotto il Mar Mediterraneo la dinamica terrestre scatena tutta la sua potenza. Qui, letteralmente sotto i nostri piedi, avviene l’inverosimile: il settore europeo, facente parte della placca eurasiatica, si inflette al disotto della placca adriatica. Questo fenomeno, noto fra i geologi come subduzione, si è innescato oltre 30 milioni di anni fa dando origine alle Alpi. Più a Sud, la placca adriatica è indotta a sprofondare sotto la placca tirrenica.
Questo secondo meccanismo, innescatosi circa 18 milioni di anni fa, è responsabile del sollevamento degli Appennini. Ciò significa che la catena appenninica è più giovane di quella alpina. In entrambi i casi, mentre le rocce che sprofondano nelle viscere della Terra, spinte ad una certa profondità nel mantello, verranno fuse e riciclate come fluidi magmatici, la pellicola più superficiale della crosta terrestre si accartoccia letteralmente in una collisione titanica. L’accavallarsi di una parte della placca adriatica sopra l’Europa ha fatto sì che una delle più imponenti montagne alpine, il Monte Cervino, sia, dal punto di vista geologico, un pezzo d’Africa in terra europea. E’ proprio vero che la storia dei confini rappresenta una piccola faccenda esclusivamente umana!
L’Italia è una delle poche aree sul pianeta in cui due fenomeni di subduzione avvengono l’uno a ridosso dell’altro e questo ne fa, praticamente, l’area più studiata al mondo dal punto di vista geologico. Non a caso lo studio delle Alpi ha favorito la formulazione delle più importanti teorie geologiche.
A distanza di decine di milioni di anni, anche oggi ogni tanto ci tocca ascoltare il “respiro della terra” che non si è ancora arrestato e che, nel nostro caso umbro, si manifesta soprattutto sotto forma di terremoto. E’ la pellicola superficiale della crosta terrestre, dove noi viviamo le nostre faccende quotidiane, che continua inesorabilmente ad accartocciarsi, ma così lentamente da rammentarcelo solo ogni tanto.
Enrico Squazzini
Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone