CUCINA CIRCOLARE

UNA CUCINA CHE NON PRODUCE “RIFIUTI”

“Non vivere su questa terra come un inquilino o come un villeggiante stagionale.
Ricorda: in questo mondo devi vivere saldo, vivere come se fosse la casa paterna.”
(Nazim Hikmet)

Risale al 1918 il primo manuale che tratta di “Cucina del Riuso”, l’autore è Orlando Guerrini ed il titolo è “L’Arte di utilizzare gli avanzi della mensa”.

Siamo nel 2015 e nel Padiglione Zero dell’Expo di Milano viene posta un’istallazione che rappresenta la montagna di rifiuti che i Paesi Occidentali sono soliti produrre e che, da sola, basterebbe per sfamare, un miliardo circa di persone. Qui i visitatori sono invitati a sottoscrivere la cosiddetta “Carta di Milano” dove occorre impegnarsi a “consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno, assicurandoci che il cibo non venga gettato nella spazzatura ma donarlo qualora sia in eccesso e conservarlo in modo che non si deteriori”.

Il riuso del cibo non consumato, nel secolo scorso, ha radici nell’obbligo morale di non lasciare nulla nel piatto per la dilagante scarsità delle risorse ma anche per un obbligo religioso espresso, soprattutto, nei confronti del pane, definito vera “Grazia del Signore” perché da solo potrebbe bastare per sfamarci. I ritmi lavorativi odierni, purtroppo, ci impongono l’acquisto dei beni alimentari nel fine settimana, concentrando l’acquisto anche di ciò che è più facilmente deperibile e portandoci spesso a sovrastimare le quantità necessarie a soddisfare i bisogni dell’intera settimana. E’ per questo motivo che, secondo Coldiretti, il 30% del cibo acquistato (circa 4 mila tonnellate al giorno di derrate alimentari ancora consumabili) finisce nella spazzatura: il 15% è rappresentato da pane e pasta, il 18% dalla carne mentre per frutta e verdura siamo intorno al 12%.

Negli ultimi anni si è assistito, nel nostro Paese, ad una piccola rivoluzione culinaria che prevede una rivalutazione di ricette povere, composte da ingredienti semplici ma anche dalle parti meno nobili, un modo per rispettare profondamente il prodotto ma anche chi lo produce con tanta fatica.

E’ fondamentale, quindi, prediligere prodotti provenienti da piccole realtà locali dove
la produzione ridotta permette di non utilizzare pesticidi chimici dannosi per la salute in modo da poter ottenere piatti fantasiosi ma anche gustosi utilizzando tutti i prodotti nella loro interezza.

Perché non tentare di preparare un nido composto da bucce di patate, lavate accuratamente e tagliate a listarelle sottilissime tanto da sembrare capellini e poi cotte nel forno fin quando non diventeranno croccanti? O ancora le bucce di mele non trattate cotte e frullate insieme a del succo di limone (o di arancia), un pizzico di anice stellato e della cannella fino ad ottenere una crema dolce che si può servire come un dessert a fine pasto…

Federica Battaglini